Elezioni Comites 2021

Il Comites si rinnova

Intervista a Maria Chiara Prodi, consigliera del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, presidente della Commissione “Nuove migrazioni e generazioni nuove”). 

Che cos’è il Comites e a cosa serve?

Com.It.Es sta per “Comitato degli italiani all’estero”. È un’istituzione composta da volontari che vengono eletti ogni cinque anni. C’è un Comites per ogni circoscrizione consolare in cui siano presenti almeno 3000 connazionali. In Francia quindi si vota nelle circoscrizioni di Parigi, Lione, Metz, Marsiglia, Nizza. Ma anche per il Comites aggiuntivo di Chambéry. Purtroppo a Lille, dove si sarebbe potuto votare l’altro Comites aggiuntivo, non sono state depositate delle liste.  

Il rinnovo delle rappresentanze di base, previsto per il 3 dicembre prossimo, coinvolge più di cento Comites nel mondo, e una decina di questi sono nuovi di zecca, nati dalla presenza dei nostri connazionali in luoghi dove prima non si raggiungeva la soglia necessaria (Arona, Budapest, Capodistria, Helsinki, Istanbul, La Valletta, Mosca, Santo Domingo, Casablanca, Gerusalemme, Singapore, Tokyo, Canberra). 

Le elezioni coinvolgono tutti gli iscritti all’AIRE da almeno sei mesi prima del voto. Il Comites ha per interlocutori tutta la comunità italiana, le autorità locali e il corpo diplomatico-consolare presenti nella circoscrizione. 

Serve a dare voce ai bisogni e al potenziale degli italiani, a presentare le necessità alle autorità locali e al Consolato, e può anche attivamente proporre progetti di natura sociale o culturale a beneficio della collettività. 

In molti hanno un pregiudizio negativo nei confronti di queste realtà, ma dovrebbero ricredersi: c’è una riforma in corso per renderli ancora più centrali, ci sono nuove regole che permettono più creatività e interconnessione nelle attività consentite, e si possono chiedere finanziamenti specifici al Ministero per progetti speciali. Inoltre, l’ineleggibilità oltre il secondo mandato, prevista per legge, modificherà in maniera radicale le rappresentanze storiche. 

Perché è importante iscriversi e votare? 

Votare è importante, come per tutte le elezioni, per contribuire a scrivere un capitolo della nostra storia collettiva. Per fare sentire sostenuti coloro che si impegnano, per provare a farsi qualche domanda sul mondo in cui viviamo e su cosa lo renderebbe migliore.

Per votare è obbligatorio manifestare attivamente al Consolato la propria intenzione di essere elettore tramite un modulo apposito, e questo anche se lo si è già fatto nel 2015. Si ha diritto al voto se si è iscritti all’AIRE nella circoscrizione da prima del 3 giugno 2021 e occorre registrarsi per votare entro il 3 novembre. Dopo questa data non sarà più possibile richiedere la scheda elettorale, che il Consolato invierà a novembre. Nel caso non venga ricevuta entro il 19 novembre, a fronte di un’iscrizione all’albo, sarà possibile richiedere un duplicato. è necessario poi spedire la scheda votata in modo che raggiunga il Consolato entro il 3 dicembre. 

Bisogna anche ricordare che si ha diritto ad esprimere sei preferenze per i Comites da 18 eletti e a quattro per i Comites da 12. Non ci sono obblighi di alternanza di genere, quindi si possono votare anche tutte donne, per esempio! 

Il sistema di voto è un proporzionale con preferenze, quindi il numero di seggi è determinato dal successo della lista, e chi occupa i seggi dal totale delle proprie preferenze. 

Che ruolo ha il Comites nei confronti delle associazioni? E dei cittadini? 

I Comites sono nati negli anni Ottanta come un luogo di composizione, dialogo e confronto tra le principali associazioni presenti sul territorio. Allora era normale emigrare e prendere contatto con la propria associazione regionale, o comunque con qualcuno che ci collegasse alla patria. Ora non è più così, e il ruolo del Comites è quello di collegarsi non solo coi corpi intermedi presenti, ma anche coi singoli, molti dei quali assolutamente lontani dall’idea stessa di poter “stringersi a Coorte”. Se quindi all’origine un Comites aveva come compito quello di riferire dello stato della comunità a dei Consolati molto più numerosi di allora e con mezzi più significativi, ora, di fronte all’emigrazione che aumenta, alla sua natura sempre più individuale (e speriamo non individualista!), e di fronte a servizi consolari sempre più risicati, la sfida è sempre più quella di cercare di fare le nozze coi fichi secchi. Una ragione in più per sostenere con energia e incoraggiamenti chi si è messo a disposizione con spirito di servizio e coraggio! 

Come CGIE, che ha contatti con i Comites di Francia e Europa hai qualche esempio virtuoso di iniziative Comites per la comunità? 

Il Comites di Parigi è stato portato ad esempio in tutto il mondo per la sua capacità di realizzare progetti speciali, come la nascita di una rete di professionisti (CAP), il progetto Père Lachaise, sulla memoria degli italiani sepolti nel famoso cimitero parigino, o ancora la Guida delle radici, tradotta in francese per incentivare il turismo di ritorno. 

Il progetto Newcomers per l’accoglienza dei nuovi arrivati a Monaco di Baviera è stato considerato da tanti molto efficace e innovativo. Il Comites di Oslo ha saputo riunire la comunità scientifica del Nord Europa dando risalto alla sua presenza sul territorio. Il Comites di Bruxelles ha investito in un’ambiziosa Webradio. 

è importante anche ricordare che durante la pandemia i Comites hanno fatto di tutto e di più. I Consiglieri hanno affiancato i Consolati per task force di sostegno ai connazionali, il Comites di Lione ha tradotto in italiano le misure di sostegno del governo francese per le persone colpite dalla pandemia, a Chambéry hanno aperto uno sportello psicologico e a Parigi di consulenza legale. A Madrid il Comites ha persino attivamente organizzato dei charter per i rimpatri d’emergenza. 

In particolare tu sei presidente della Commissione CGIE, “Nuove migrazioni e generazioni nuove”. Per la nuova mobilità come si stanno attrezzando Comites e CGIE per rappresentare anche flussi migratori relativamente nuovi? 

Un tema che mi sta molto a cuore è la partecipazione rapportata alla mobilità. Sappiamo che il 50% degli emigrati non si iscrive all’AIRE, passaggio che è obbligatorio e necessario per essere elettorato attivo e passivo. Molti hanno esperienze migratorie plurime, e sentono di non essere mai abbastanza radicati per poter voler dire la propria in un’elezione. Occorre davvero un sussulto di impegno perché proprio chi si sente meno legittimo capisca che è proprio di lui che abbiamo bisogno per fare evolvere le cose! 

Nell’arco della mia esperienza nel Consiglio Generale degli italiani all’estero (che, ricordiamo, è un organismo di secondo livello, eletto dai Comites di tutto il mondo), ha avuto un ruolo centrale l’organizzazione del “Seminario di Palermo”, incontro nel quale abbiamo formato 115 ragazzi italiani da tutto il mondo alla rappresentanza di base. Ora i ragazzi formati in quell’occasione si stanno presentando un po’ ovunque nel mondo. In Francia ne abbiamo addirittura due capolista, Lillo Spagnolo a Metz e Sara Fonsato a Chambéry. Ne sono veramente felice perché è la prova che è possibile, con impegno e cura, permettere una trasmissione tra le generazioni che sia rispettosa sia di chi è venuto prima, sia di chi deve poter prendere pienamente il timone della costruzione del futuro. 

Con i ragazzi abbiamo poi realizzato un manuale per la formazione alla rappresentanza degli italiani all’estero, che è disponibile al sito www.seminariodipalermo.it