La sottocultura del sospetto

di Patrizia Molteni

Innanzitutto vorrei ringraziare a nome di tutta la redazione tutti i lettori che hanno aderito alla campagna 50x100. Tanto più che moltissimi ci hanno mandato parole di sostegno e di incoraggiamento, facendoci tanti complimenti sulla qualità del giornale.  Se mai uno di noi si chiedesse, come capita spesso, “perché scrivo?” questa è LA risposta che ci voleva. 

Un numero consacrato alla lotta, dalle battaglie elettorali che ci aspettano, in Italia e nel mondo, alla resistenza alla mafia delle cuoche combattenti, passando per tutta quella creatività che troviamo nella Palermo underground. 

Tutti esempi positivi di resistenza a un mondo che sempre meno ci appartiene. Mi stupisce vedere le violenze nelle piazze no-vax in nome di una libertà che proprio nel momento in cui si assaltano i luoghi della democrazia e del lavoro viene minacciata. Mi addolora veder sfilare i vari politici che difendono la loro immagine, il loro territorio, le loro alleanze quando esuli e migranti continuano a morire in mare, gente come Patrick Zaki a marcire in una prigione egiziana e la soglia di povertà si abbassa sempre di più. Tutti con lo stesso tono perentorio di chi ha ragione. Chi cerca di confrontarsi con altri, tanti altri, viene tacciato di buonismo, di uno che poi finisce per vendere la sua popolarità al primo acquirente. Si veda per esempio Mattia Santori, uno dei quattro fondatori delle Sardine, candidato alle municipali di Bologna con il PD: ha cercato di spiegare che voleva impegnarsi, che lo faceva con il PD perché intendeva agire da dentro sulle cose che non gli andavano… niente, rimane una specie di influencer che ci ha saputo fare. Una delle poche persone che ha ridato speranza ai giovani (e meno giovani). Anche a Greta Thurnberg è stato consigliato di non partecipare più ai Summit sul clima: la sua presenza tende a legittimare le posizioni istituzionali e potrebbe far nascere il sospetto di una  collusione con il potere, un po’ come è successo a Mattia. 

Viviamo nell’era del sospetto. Colpa dell’eccessiva informazione in cui fake news e notizie verificate vengono equiparate? Colpa dell’individualismo che ci fa sospettare tutti in una sorte di mors tua, vita mea? Colpa della vita pubblica, sempre più debosciata? Ma forse oggi si sa solo di più. Colpa del confinamento che ha esacerbato tutto ciò? 

C’è un momento in cui bisogna dire basta, fare qualcosa, anche poco. Un po’ come se tutti facessimo la differenziata o smettessimo di usare la plastica. 

Noi nel nostro piccolo cerchiamo di dare un’informazione più analitica, più positiva, più propositiva, lontano da sterili polemiche e complottismi.

Nel suo piccolo, Italia in Rete, nata dal Forum delle associazioni fondato da Focus Magazine (allora diretto dalle ACLI France), organizzerà un Forum aperto per cercare di capire, attraverso le tecniche dell’intelligenza collettiva, come far rete tra associazioni e cittadini. Lo farà in collaborazione con il Consolato Generale di Parigi, che ospiterà l’evento, perché la rete è inclusiva, anche delle istituzioni. 

Anche voi, nel vostro piccolo, continuate a sostenerci.