L’arte italiana fa salotto

di Gianni Cudazzo

 

La collection ALANA, chefs-d’œuvre de la peinture italienne.
Musée Jacquemart-André, 158 boulevard Haussmann, 75008 – Paris
Fino al 20 gennaio 2020

 

 

                Salotto della collezione Alana, Newark, DE, Usa © Allison Chipak

Immaginate di rientrare a casa, di affondare nel vostro divano a occhi chiusi, levate le palpebre e… siete circondati da dipinti che abbracciano più di quattro secoli d’arte: di Nardo da Cione, Bernardo Daddi, Lorenzo Veneziano, Luca della Robbia, Antonio Vivarini, Lorenzo Monaco, Beato Angelico, Paolo Uccello, Giovanni Bellini, Filippo Lippi… poi di Vivarini, Carpaccio, Pontormo, Tintoretto, Veronese, Vasari, Bronzino… e ancora, Guido Reni, Annibale Carracci, Orazio Gentileschi… Trasportati da una commovente e privilegiata sensazione di grazia ma ebbri dello splendore di codeste preziose opere, tra riflessi d’oro e di colore…

Potrebbe essere la sensazione che provereste se foste voi in possesso dell’insieme unico che costituisce la collezione Alana, contrazione di Álvaro Saieh e Ana Guzmaán, la coppia di collezionisti d’arte, detentrice di questi tesori celati e protetti abitualmente nel loro salotto personale negli Stati Uniti, dove ritorneranno a fine mostra (Newark, Stato del Delaware). I fortunati coniugi, affascinati dai grandi maestri italiani di epoca gotica e rinascimentale, sono riusciti a comporre una collezione privata di 400 opere, cioè un panorama esaustivo dell’arte italiana dal XIII al XV secolo, recentemente allargato anche alla pittura tra XVI e XVII secolo. Oggi, 75 di questi antichi capolavori sono svelati per la prima volta al pubblico (e forse l’ultima), nell’eccezionale mostra del Museo Jacquemart-André.

La presenza di Polittici [*] dei Primitivi italiani è rarissima nelle collezione private; il che rende ancora più speciale l’opportunità di ammirarne qui riuniti così tanti, disposti con vertiginosa profusione, secondo la tradizione delle grandi collezioni classiche o dei Saloni del XVIII e XIX secolo. Un’occasione unica di vederne tanti in uno stesso luogo!

È una mostra emozionante, imperdibile, in cui si ha la sensazione di svelare un enigma, di carpire un segreto, i cui tasselli sono ripartiti in otto sale come in una caccia al tesoro. Dalla straordinaria scenografia della prima, si percepisce l’effervescente “mappa” artistica dell’Italia rinascimentale tra XIV e XV secolo e la varietà stilistica delle diverse scuole pittoriche dell’epoca. Nonostante la continuità del gusto gotico e dello sfondo dorato, si rilevano subito le innovazioni stilistiche proprie ai nostri Trecento e Quattrocento. Ecco i primi “indizi” :

– raffinatezza dei dettagli e delle figure (rappresentazione e posa)

– complessità dei modelli architettonici e studio dello spazio

– finezza esecutiva e virtuosismo delle forme e dei colori.  

 

Attraversata la 1sala, lo schema espositivo riappare più classico. Siete proiettati nel XIII secolo toscano, influenzato ancora dall’arte bizantina ma già all’alba del rinascimento. Nonostante questa “diversione”, non cadete nel “tranello” e rilevate i nomi e le peculiari varietà dei maggiori centri artistici dell’epoca: Firenze (Bernardo Daddi, Niccolò di Pietro Gerini, Luca della Robbia), Pisa (splendida la “Santa Caterina d’Alessandria”di Francesco Traini) e Siena (Pietro Lorenzetti e Luca di Tommè).

Francesco Traini, (Pisa, documentato dal 1321 al 1345),
Santa Caterina d’Alessandria, 1330 ca.
Tempera e oro su tavola.
Collection Alana, Newark, DE, USA © Allison Chipak

 

 

Proseguendo, dovreste percepire lo splendore della Firenze del XV secolo…

 

Varcata la 3astanza, se avete perso le tracce dell’arcano, tornate sui vostri passi e ritentate l’accesso. Scoprirete così due “piste”, una più evidente:

– la rigidità dei giotteschi lascia il posto alla sinuosa eleganza del gotico internazionale; infatti “L’Annunciazione” di Lorenzo Monaco è coloratissima e dai gesti talmente dolci!

L’altra pista include un indovinello : le forme pittoriche di alcune opere sono più plastiche, perché?

  • Utilizzate il jolly “Disegno” : Se osservate con attenzione la “Madonna con Bambino” di Paolo Uccello, il “San Giovanni Evangelista” del giovane Filippo Lippi, con un’espressione dolorosa così toccante… o lo ieratico “San Sisto” di Beato Angelico, la risposta è sotto i vostri occhi: l’influenza della scultura fiorentina fa scuola anche in pittura.
Filippo Lippi, (Firenze, verso 1406 – Spoleto, 1469), San Giovanni
Evangelista, 1432-1434 ca. Tempera e oro su pannello.
Collection Alana, Newark, DE, USA
© Allison Chipak

 

A questo punto siete nel 4° “livello” della mostra. Notate che l’eredità dell’antichità permette alla nuova pittura fiorentina di superare la visione medievale, lasciando il posto, nell’ultimo trentennio del Quattrocento, a una nuova espressione di fervore religioso, spesso incarnato dall’iconografia della Madonna con Bambino su sfondo architettonico. Ciononostante rilevate che l’intensità di alcune scene si caratterizza in una sorta di devozione penitente, come mai?

  • Utilizzate il jolly “Storia”: dal 1494, la dittatura teocratica di Savonarola stravolge per quattro lunghi anni la repubblica di Firenze, trasformandola in uno stato religioso totalitario.

 

Eppure, con lo sguardo di oggi, il pathos di certi particolari suscita piuttosto un’intensità sensuale: dettaglio della Maddalena avvinghiata al palo della Croce (tipo Pole Dance), nel “Cristo in Croce adorato da santi”, della bottega di Botticelli.

 

 Collaboratore di Botticelli (Maître des monuments gothiques),
(Firenze, attivo dalla fine del XV all’inizio del XVI secolo),
Cristo in Croce adorato da Santi, inizio del 1490 Olio su tavola.
Collection Alana, Newark, DE, USA
© Allison Chipak

 

Avanzate di una“casella”, siete quindi nella 5a sala. Qui, il rompicapo del salotto delle meraviglie s’increspa e l’ago della vostra bussola impazzisce, facendo Cap su Venezia e le recenti acquisizioni della collezione Alana (XV e XVI secolo). Siete ancora stregati dalla fantastica scena del “San Pietro martire che esorcizza un demone camuffato da Vergine con Bambino” di Antonio Vivarini, che all’improvviso siete “teletrasportati” nel rinascimento più tardivo di Tintoretto e Veronese (“Episodio di una battaglia” di Tintoretto, “I simboli dei quattro Evangelisti” di Paolo Veronese). Niente paura!

 

Antonio Vivarini, (Venezia, attivo dal 1440 al 1476-1484),
San Pietro Martire che esorcizza un demone camuffato da
Vergine con Bambino,1450 ca. Tempera e oro su pannello.
Collection Alana, Newark, DE, USA © Allison Chipak
  • Utilizzate il jolly “Arte” : la rivoluzione luministica, stilistica, tecnica e di genere impone ai pittori dal XV secolo dei cambiamenti strutturali. I pannelli lasciano il posto alle tele, la tempera alla pittura a olio e il disegno alle pennellate di colore…).

 

Attenzione, nelle sezioni 6ae 7asi ritorna a Firenze, dove la famiglia Medici di ritorno dall’esilio, ne riprende le redini politiche.

L’abile strategia di legittimazione tramite l’immagine è al suo culmine e Cosimo I “gioca le carte” Bronzino, Pontormo e Vasari per rinnovare il linguaggio pittorico del Gran Ducato (il “San Cosimo” del Bronzino evoca appunto il profilo di Cosimo I de’ Medici). L’arte fiorentina conserva un posto di rilievo, sia nel persistente contesto devozionale (“Altarino portabile fronte/retro” del Franciabigio: un delicato gioiello!) che nell’affermarsi della nuova “bella maniera” (“Salvator Mundi” e “Allegoria dei frutti autunnali” di Giorgio Vasari; “Ritratto di un suonatore di liuto” del Pontormo).

  • Utilizzate qui il jolly “Storiografia” per cogliere il cambiamento di statuto degli artisti del periodo: La storia dell’arte nasce come disciplina proprio in quegli anni, sotto l’acuta penna vasariana (“Le Vite” – 1versione di Giorgio Vasari, 1550).

 

Giorgio Vasari, (Arezzo, 1511-Firenze, 1574),
Allegoria dei frutti autunnali, 1570-1574 ca.
Collection Alana, Newark, DE, USA © Allison Chipak

 

Il Manierismo declina alla fine del Cinquecento e la creazione artistica in Italia sembra investirsi di un nuovo ruolo…

  • Per “decifrare” l’ ultima sala e “aggiudicarvi” il percorso, utilizzate il jolly “Controriforma”: Il Concilio di Trento (1545-1563), convocato da papa Paolo III con l’accordo di Carlo V nell’ambito della riforma protestante, stipula che le opere non devono più essere solo un supporto di devozione ma anche d’insegnamento e dunque trasmettere un nuovo valore estetico.

Osservate nei dipinti l’esagerazione dei movimenti e l’esuberanza di forme e colori (“L’annunciazione” di Annibale Carracci). Questi schemi formalizzano l’emergente movimento artistico a cavallo tra XVI e XVII secolo (di cui Caravaggio sarà la straordinaria punta di diamante) che precede la movimentata epoca barocca; tra una ricerca di classicismo (“Annunciazione” e “Madonna con bambino” di Orazio Gentileschi) e l’impiego di composizioni scenografiche, caratterizzate a volte da un’immediatezza tinta di geniale bizzarria (“Scena di taverna” di Bartolomeo Manfredi).

 

Ce l’avete fatta! Avete “tagliato il traguardo” ma soprattutto avete ricucito il percorso di questo raro e prezioso salotto privato dell’arte, ricostruito parzialmente dai curatori Carlo Falciani e Pierre Curie con la scenografia di Hubert le Gall. Un viaggio unico nell’arte Italiana che ha fatto scuola nel mondo e appassiona tuttora i collezionisti esteri più avvisati.

 

Gallery

 

www.musee-jacquemart-andre.com

 

Un salotto di passioni

 

Un altro aspetto interessante di quest’esposizione è anche la comune e smisurata passione per l’arte dei coniugi Alana e della coppia fondatrice del Museo che la ospita.
Álvaro Saieh e Ana Guzmaán si sono proprio ispirati a Edouard André e Nélie Jacquemart nel costituire la loro collezione privata. È la ragione che li ha spinti a concedere il prestito di alcune delle loro più preziose acquisizioni per questa mostra.

 

I coniugi André trasmisero la loro ricca raccolta di capolavori e la loro dimora all’Istituto di Francia nel 1912, un edificio diventato museo nel 1920 e battezzato con i loro nomi.

 

Il fondo Jacquemart-André si compone di opere d’arte rinascimentale italiana (comune interesse con gli Alana), di pittura fiamminga e francese del XVIII secolo. È l’occasione ideale di riscoprirle, invitandovi nelle stanze dell’elegante casa nobiliare di fine XIX secolo, diventata uno dei primi musei parigini e oggi prescelto per rivelarvi, in quest’eccezionale mostra, i tesori di un salotto dell’arte tra i più segreti al mondo.

 

[*]Forme d’arte sacra, pale d’altare costituite da singoli pannelli separati, racchiusi da una cornice con struttura architettonica (un “dittico” ha due pannelli, un “trittico” tre, ecc.).