Le note antologiche dei Nidi d’Arac

di Gianni Cudazzo

Nanti li 90’s (intorno agli anni Novanta), il nuovo lavoro discografico dei Nidi d’Arac, pionieri della world music italiana più sperimentale, esce il prossimo 15 giugno, già preceduto dal singolo Se tuerni (Se torni) e celebra i 25 anni di attività del gruppo di origine salentina, fondato da Alessandro Coppola nel 1998. 

Il brano è accompagnato anche dall’uscita di un video che conduce nel vivo delle registrazioni in presa diretta, realizzato da Valentina Pascarella, prodotto da Emme Records con il sostegno di Puglia Sound Record e disponibile sin d’ora su YouTube. Se tuerni si fa portavoce di un messaggio intriso di umanità come necessario valore supremo e, sullo sfondo dell’attuale conflitto bellico, amplifica armonie di pace, risuonando come un monito come non mai necessario. 

Il nuovo album, il 10°, dai testi composti e cantati in dialetto salentino (DNA della band) fa la scelta di un’intensa sperimentazione artistica, quella di un sound acustico maturo, un ritorno alle origini, agli anni ’90, con un’antologia di nove brani tra i più amati dal loro pubblico e affinati arrangiamenti; il tutto, eseguito in live unplugged! Una formula che conferisce nuovi accenti e significati, uno stile intenso e poetico e dal carattere decisamente contemporaneo. Molto diverso dal precedente Face B che impiegava sonorità più elettroniche. I brani di questo album antologico sono tratti da “Ronde noe” (1999), “Tarantulae” (2001), “Jentu” (2003).

Le nuove tracce, registrate presso Officina Musicale (Roma) e EPJ Mahalia Jackson (Parigi), sono in larga parte in presa diretta, una modalità che vuol significare anche un ritorno ai valori della vicinanza e della condivisione, dopo la distanza forzata imposta dalla pandemia. Una reazione quasi “fisiologica” che recupera un modo “artigianale” di fare musica, richiamando il tempo dell’analogico, dei suoni acustici, dello stare insieme e in presenza.

Sono passati anni dal loro primo Ronde noe, eppure i Nidi d’Arac non hanno perso alcun filo della loro tela e ancora meno l’energia delle origini o l’ago della loro bussola musicale: un’appassionata e consapevole ricerca di contenuti inscritti nella tradizione musicale, poetica e folklorica del patrimonio della cultura popolare mediterranea, assimilati e rielaborati. Il fermento che li guida e che ha portato all’esplosione della cultura glocal, ossia l’incontro in musica fra tradizioni ereditate dalle culture popolari e le nuove accelerazioni del mondo metropolitano, è più che mai attivo, anzi reattivo!

Prova ne siano questi nuovi brani ricomposti in perfetta alchimia, dove la viola accarezza i fini merletti di chitarra, sullo sfondo di una ritmica giusta, moderata e incisiva, al tempo di un basso corposo e caldo. Dolce e potente l’interpretazione vocale. Finemente modulata, trasporta melodicamente verso lidi lontani, eppure ancestrali che, nonostante l’accento dialettale, parlano a tutti e vanno dritti al cuore.

Durante questi anni, i Nidi d’Arac hanno calcato la scena di alcuni tra i più importanti palchi del mondo, tra cui il Womad Festival fondato da Peter Gabriel (Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda, Spagna). Molti sono i musicisti, produttori e dj che ruotano ormai intorno al progetto Nidi, concepito come un gruppo “aperto”, per creare un suono sempre innovativo e, allo stesso tempo, impregnato della tradizione filologica mediterranea.

La band dei Nidi d’Arac è composta oggi da: Alessandro Coppola (voce), Edoardo Targa (basso), Lucia Cremonesi (viola), Julian Bellisario (batteria). Nell’ultimo disco partecipano inoltre diversi artisti ospiti: la cantante pugliese Alessia Tondo, i chitarristi Alberto Bassani (Roma) e Frank Cosentini (Parigi), il musicista, cantante e producer franco-algerino Meta (Parigi).

Confesso che ascoltando in anteprima i nuovi pezzi dei Nidi d’Arac, inaspettati brividi ne hanno accompagnato la scoperta. Perché, nonostante l’interpretazione in acustico, il loro ritmo invita alla danza e l’armonia vocale e musicale alle emozioni.

Allora, buon ascolto!

Alessandro Coppola: “Gli anni Novanta sono anni di domande, di proposte, di nuove visioni. Dopo la caduta del Muro di Berlino si riusciva a guardare lontano, e nel guardare lontano si metteva a fuoco se stessi. Sono gli anni della cultura glocal: si riscoprono le proprie radici per portarle nel “villaggio globale”, nella metropoli dove sempre più le culture si uniscono. Noi eravamo studenti universitari assetati di esperienze e di sperimentazione, i centri sociali sono stati la nostra fucina, le nostre ispirazioni venivano dal trip hop, dal drum and bass, dal dub, e questo ha determinato il nostro modo di fare musica, un uso del dialetto e un dialogo con la tradizione molto diversi rispetto al passato”.