Venezia è laguna

di Arianna Caringi

L’espressione “Venezia è laguna” è una tautologia, un inno al buon senso, una richiesta di aiuto; il testo Venezia è laguna, di Roberto Ferrucci è tutto ciò intrecciato ad una poetica esistenziale degli spazi, delle partenze e dei ritorni, e di una città che basta « a trasformare qualunque cosa in materia narrativa ». Pubblicato per la prima volta in versione ebook da Feltrinelli nel 2015, il libro è uscito in volume nel 2016, stampato dalla casa editrice francese Éditions La Contre Allée. La versione cartacea in italiano è stata accolta da Helvetia Editrice, nella collana Taccuini d’Autore (2019), in cui figura come il capostipite di una serie di libri che « girano per il mondo, percorrono le frontiere della scrittura, che attraversano questa epoca astrusa » e « ci accompagnano nei nostri altrove ».

Il vecchio e la laguna

Questo libro risponde all’emergenza di comunicare e denunciare la fragilità di un luogo sottilmente conteso tra la realtà contingente e la realtà romanzesca: a causa della sua bellezza quasi onirica è difficile ricordarsi che Venezia è pietra e fondale, che è materiale, concreta e a rischio. Per proteggere dunque la sua fragilità basta riflettere sulla caratteristica più incredibile, e cioè che Venezia « esiste » davvero, non è un miraggio. Anche se lo sta diventando sempre di più. Nel testo, quando la città parla allo scrittore – perché alcuni posti comunicano sempre attraverso segni inafferrabili – sembra stanca, demotivata, ma comunque irremovibile. Come il pescatore, incontrato dall’io narrante abitualmente seduto sul canale : « il vecchio e la laguna va a pescare in riva con la stessa regolarità con cui vado a scrivere poco più in là ». Lui, Genius loci e nume tutelare lagunare, sembra insieme espressione e metafora di Venezia. Silenziosamente assiste indignato al passaggio delle navi che disturbano la sua natura lacustre:

« non appena una grande nave si accenna invadente allorizzonte, in entrata o in uscita, lui riavvolge tutto ed è come se si rifugiasse lì, nel suo angolo retto, a volte sconsolato coi gomiti sul parapetto, altre più dritto, le mani in tasca, e se ne sta ad aspettare che tutto si rimetta a posto, che le acque della laguna tornino ad essere come dovrebbero ».

Luogo dell’esistere e luogo dell’abitare

Due città si specchiano l’una nell’altra: la prima, Saint-Nazaire, vede le sue navi assemblarsi e prendere il largo, tra l’orgoglio dei cittadini; la seconda, Venezia, le vede arrivare e gettare la laguna nello sgomento. Sono luoghi nella vita di queste imbarcazioni come in quella di Roberto Ferrucci :

« Sono tante le case che hai abitato e che abiterai, fra queste, da una parte c’è la casa dello stare, dallaltra la casa dellessere. Questultima è meglio non coincida con casa tua. Nessuno può indicartela o consigliartela. È piuttosto un sentimento, senti che quello è il luogo. […] Il mio Luogo dellessere è lo stesso dove costruiscono le grandi navi che poi passano su e giù nel mio luogo dello stare. »

Il contrasto costruttivo/distruttivo tra Saint-Nazare e Venezia è tanto fisico quanto la differenza tra l’oceano massiccio e travolgente, e la laguna, friabile, danneggiata. Ma è anche sensibilmente intimo, poiché questi « sabotatori del paesaggio » trasformano, anzi, deformano, ogni intimo paesaggio interiore che ha già costruito la sua personale struttura nell’inconscio. Ne risulta un’immagine danneggiata, uno sfasamento della percezione del pensiero.

L’onda

Il punto di vista delle navi da crociera dà l’illusione di possedere diversi luoghi in sequenza, secondo il principio del fast-food. Ma in realtà questi vengono solo sfiorati come in una vetrina, considerati con lo stesso valore di una merce qualsiasi. E le conseguenze sono talmente ingenti che dovremmo sorprenderci più di quanto non facciamo già di fronte ad un interesse economico che sfrutta un bene di un valore non quantificabile in cifre. Le navi sfilano pesanti e scuotono la città per i piedi, stritolandola nella pressione di una forza che non è possibile controllare. Ma la prospettiva illusoria non mostra quest’aspetto, l’aspetto « onda » : « londa sgorga dalle profondità, da milioni di litri dacqua smossa, violentata in precedenza, perché un corpo non può solcare il mare senza spostare quantità equivalenti ». È « l’effetto risucchio e pistone », che allontana la percezione dello spostamento della nave nella laguna dallo spostamento d’acqua che ne consegue, rendendo l’onda come dilatata e lancinante.

Venezia occupa di certo una particolare funzione nella sua scrittura, ma questa come si sviluppa? Quanto agisce inconsciamente sul vocabolario, sull’universo immaginativo che costituisce una storia?

Le città nei miei libri sono personaggi romanzeschi veri e propri. Entrano nella tramatura delle miei storie non soltanto come sfondo, come luogo in cui la vicenda si sviluppa. Le città sono sì spazi fatti di cose concrete, di natura e di cemento, di architettura e di spazi sociali, ma a mio avviso sono prima di tutto un sentimento. Ogni città me ne provoca di differenti: Saint-Nazaire, Parigi, Lisbona, le città che ho fin qui raccontato. E Venezia, ovviamente, che è molto di più, che è tutto. È me. Non è stato facile incominciare a racacontarla. Tutto è già stato scritto, detto e mostrato, di Venezia. Difficile trovare zone franche, inedite. A un certo punto mi è parso evidente che mancasse una narrazione della Venezia del presente, di un oggi angosciante e incomprensibile. Con Venezia è laguna ho cercato di occupare almeno un piccolo angolo di quello spazio lasciato, a mio avviso colpevolmente, vuoto.

Patrick Deville ha scritto la prefazione a questo testo. Che rapporti ha con la sua scrittura e con la letteratura francese contemporanea? In che modo la influenza?

Patrick Deville è uno dei quattro o cinque autori che, quando li ho letti da giovane, mi hanno fatto venire voglia di scrivere. In seguito, molti anni dopo, ho avuto la fortuna di conoscerlo, siamo diventati amici e ora sono il suo traduttore italiano. Che abbia perciò influenzato – anche se non so bene in quale modo – la mia scrittura, è una conseguenza inevitabile. Le letteratura francese, invece, è sempre stata presente, nella mia vita, in alcuni periodi forse anche di più di quella italiana. 

In qualsiasi modo abbia potuto, ha tentato di denunciare la situazione gravosa in cui versa Venezia, e di cui l’ultimo episodio del 12 Novembre è stato un ennesimo campanello d’allarme. Qual è, secondo lei, il giusto registro, la giusta inflessione linguistica, il modo più chiaro e diretto per sensibilizzare l’Italia e che ognuno di noi dovrebbe adottare per farlo? E quale può essere, inoltre, il ruolo occupato dalla letteratura contemporanea in un’Italia sempre più « incosciente »?

Mi pare evidente sempre di più, e da qualche decennio ormai, la quasi totale irrilevanza della letteratura nella vita di tutti i giorni in Italia. Una volta Calvino, Pasolini, Moravia, erano dei punti di riferimento per tutti, politica compresa. La gente non legge più, e ormai non solo per pigrizia, mancanza di tempo o per distrazione: oggi la maggior parte degli italiani non è in grado di capire un testo mediamente lungo, figuratevi un libro. E non è una tesi che sostengo io, è l’Istat a dirlo. Molti qua in Francia mi chiedono quale eco Venezia è laguna abbia avuto in Italia: zero. O la tribune uscita su Le Monde e ripresa da Repubblica: nulla di nulla. Oggi si comunica per slogan, per frasi fatte, per scemenze, si ripete a vanvera ciò che ha scritto su Twitter il tuo politico di riferimento. Per cui ecco: il ruolo della letteratura italiana è meno influente della peggior trasmissione televisiva o del più sgangherato e sciocco youtuber. E magari fosse solo esagerato pessimismo, il mio.