Dolce Far Niente

xxxxxxxxxx

Il far niente m’è dolce in questo mare

Di Patrizia Molteni

Il dossier di questo numero è di nuovo dedicato all’interpretazione dei nuovi modi di vita che la crisi sanitaria ci sta imponendo, a partire proprio da un cliché che ci identifica nel mondo intero, il “dolce far niente”, ormai sinonimo dell’art de vivre à l’italienne. Abbiamo voluto capire cos’è esattamente questo “niente” e in che cosa sia dolce, cominciando da popoli e miti antichi, come fanno Gigi Spina (“Penelope al tempo del Covid”) e Donatella Puliga (“Già il convivio temeva le folle”), da una città, Venezia, che è l’essenza della sospensione del tempo, soprattutto ora che da calle e piazze sono spariti i turisti (le fotografie di Vincenzo Cottinelli e “Venezia sospesa” di Alessia Bonannini). E, infine, da un luogo-simbolo della socialità e della cultura, il Teatro, da mesi chiuso al pubblico (“Ritorno al futuro” di Serena Rispoli). Ci ha aiutato in questo tentativo di interpretazione la dottoressa Cinzia Crosali che analizza i “Vuoti da riempire in tempo di Covid” e quanto la crisi sanitaria abbia modificato l’idea che ci eravamo fatti sulle certezze, incrinate dal “non sapere”. Sono cambiati i concetti di libertà, che deve seguire le regole di confini e coprifuoco, e di normalità, dalla gestualità sociale (non c’è più la bise!) al fatto stesso di girare con la mascherina. Nonostante questo abbiamo trovato il modo di uscire da quella che Spina chiama “isolitudine” (il vivere la solitudine tipico chi abita su un’isola) attraverso zoom, whatsapp e quant’altro ci faccia comunicare con gli altri: “il virus ci ha solo coperto ma non tappato la bocca”, conclude la “nostra” psicanalista, “la parola è rimasta libera”. 

Entra nel pieno dell’argomento Gigi Spina che attraverso esempi tratti dall’antichità, distingue tra due visioni dell’ozio, il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, insomma: da una parte chi sostiene che il riposo porti alla fiacca, ai vizi, alla débauche (quello che la Crosali definisce procrastinazione e depressione); dall’altra il riposo come meditazione, studio, e anche piacere, un tempo che attiva la concentrazione ed il pensiero. Di meditazione si tratta anche nel “Perimetro del niente”, una concentrazione che permette di far scorrere – senza fermarsi – i pensieri che il cervello produce nostro malgrado, una sorta di attimo, come tra l’inspirazione e l’espirazione, in cui tutte le zavorre della nostra vita quotidiana non appesantiscono la nostra coscienza di sé. È ancora il respiro del fotografo al momento dello scatto (sul quale lavora attualmente Vincenzo Cottinelli) che rende la realtà come aumentata: “Lo spettatore, pare accedere attraverso ognuno di quegli interstizi verticali in un oltre mondo”, scrive delle sue foto Francesco Forlani, “l’esplorazione del vuoto, l’apparente vuoto che separa l’inconscio dalla realtà, un vuoto d’aria che provoca vertigini”. 

Gli fa eco la “Venezia sospesa” di Alessia Bonannini, sospesa tra due tipi di luce diversa, le barche che ondeggiano al movimento dell’acqua. “Venezia sospende te”, dice, vacilla continuamente la percezione della città. 

Vuoto, assenza, sospensione, isolamento, parole che in sé sono il contrario di quello cui si dovrebbe aspirare per la propria vita secondo gli standard di sociabilità pre-covid, ma che vengono qui raccontati come poeticamente indispensabili alla dolcezza del far niente. Visti con un pensiero positivo: ai tempi dei banchetti romani, scrive Donatella Puliga, il convivio, previsto per tre o nove persone (ma a nove diventava già un convicium, una “concitata sovrapposizione di voci”), era un cum-vivere, vivere insieme. Perché non approfittare di questo vuoto per “condividere ciò che ci manca, farci interrogare sull’assenza, liberi dall’ossessione della presenza”? Un po’ come gli artisti, i saltimbanchi che infestano i teatri chiusi raccontati da Serena Rispoli e che cominciano a muoversi, “come l’erba che sbuca dall’asfalto ai margini delle strade […] Il teatro vivo, essenziale, eterno. […] Il valore delle cose salta agli occhi e al cuore nella loro assenza. Ciò che è importante va custodito ma spesso e volentieri custodire implica anche un reinventare”. Abbiamo la Parola, abbiamo il Pensiero, che questi tempi sospesi servano a reinventarci il futuro. 

xxxxxxxxxx

Dossier a cura di Patrizia Molteni e Francesco Forlani.

Hanno collaborato: Alessia Bonannini, Donatella Puliga, Serena Rispoli, Gigi Spina, Cinzia Crosali.

Si ringraziano anche i collaboratori delle altre rubriche che si sono ispirati al tema: Giancarlo Covino (Demo Graphic), Mirco Salvadori (Itinerari: “Venezia senza fine”).

xxxxxxxxxx

Il perimetro di niente, di Patrizia Molteni

Penelope al tempo del Covid, di Gigi Spina

Venezia sospesa?, di Alessia Bonannini

Già il convivio temeva le folle, di Donatella Puliga

Vuoti da riempire in tempo di Covid, di Cinzia Crosali

Respiro a scatti, di Francesco Forlani

xxxxxxxxxx

Racconto fotografico di Vincenzo Cottinelli

xxxxxxxxxx