Anthony Roux, un “gars du Gard”

IL CAMPIONE DEL MONDO DELLA PIZZA INNOVANTE

Negli ultimi anni mi è capitato spesso di viaggiare per la Francia ed ogni volta è sempre la stessa tiritela : «Andrea, je dois absolument t’amèner dans un restaurant italien exceptionnel», oppure «Vu que tu es italien et fin connaisseur, tu ne pourras que apprecier la bonté de ces pâtes ou de ces pizzas!». Rouen, Nantes, Tolosa, Lille o Grenoble, spesso la stessa storia. Ogni volta che mi trovo in queste situazioni penso ad una frase celebre del mio conterraneo Luigi Pirandello: “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”. Ristoranti italiani che spesso hanno solo la “dévanture” con i colori del vessillo italico, un menu pieno di errori, il Marsala in aperitivo e della crème fraiche à foison! Quando alcuni amici mi portano in questi posti mi chiedo se mi vogliano bene o male: mi preparo psicologicamente come un guerriero, indosso una maschera e affronto la fiera più ardua, l’ipocrisia dell’ “Era buonissimo”. Eppure, ogni ogni tanto ci si sbaglia: alcune volte si possono incontrare dei “volti” sorprendenti.

Qualche settimana fa mi trovavo a casa di Dorian un mio caro amico à Bouillargues, vicino Nîmes nel Gard, ed ecco che un fremito ha percorso tutta la mia schiena: «Andrea, tu dois goûter la pizza de Anthony Roux, le “champion du monde”! Celle-ci est vraiment bonne, dix fois meilleure que les pizzas pour les bobos parisiens avec de la roquette et du balsamique!».

Un lunedi sera, dopo una giornata di visite belle ma estenuanti, ci siamo detti: andiamo! Arrivati di fronte al locale, ho visto una moltitudine di persone in fila, come se fossimo di fronte ad una nota insegna italiana a Parigi. Tra il forno e la cassa ho visto all’opera Anthony ed in un momento di pausa mi sono avvicinato a lui ed è stato “amore culinario a prima vista”: anche se estremamente preso da mille occupazioni, ho sentito attraverso la gestualità con cui lavorava i suoi prodotti che aveva molte storie da raccontare.

L’indomani ci siamo incontrati con calma e, dopo svariati caffé,  mi ha raccontato il suo mondo. È stato il caso (e l’incontro con la sua compagna Amandine) che, a partire dal 2010, l’ha condotto sulla “strada della pizza”: il padre della ragazza ai tempi gestiva uno dei pochi ristoranti italiani dell’area, uno dei primi maître-artisandella pizza in Francia e vincitore (anche lui) di vari campionati della pizza in Francia ma anche all’estero. Da questo momento si è dato anima e corpo a questo mestiere che definisce “plaisant” e “passionnant”: dopo mesi e mesi di formazione, con l’aiuto di quella che sarebbe diventata sua moglie, è riusciuto rapidamente ad aprire il suo primo ristorante che ha deciso di chiamare, come quello del suocero ormai in pensione, “Pizza di Roma”. Fin dall’inizio si è conoscentrato sui prodotti freschi, di stagione, sulle farine selezionate rigorosamente italiane e sulle “vere ricette”. In effetti, per la prima volta in assoluto ho visto nel suo ristorante due menus, uno “autentico”, un secondo “plus franchouillard”. Questa scelta è stata dettata, come mi ha detto, per accontentare tutti anche se lui si definisce un purista: “les choses les plus simples sont les plus bonnes!”. Prima di diventare campione del mondo, ha vinto varie tappe di una competizione poco conosciuta dal mondo dei non specialisti, il “France Pizza Tour” che si svolge ogni hanno in Francia, ha sbaragliato i concorrenti nel campionato “France teglia”, senza dimentIcare il “Campionato di Francia per la fotografia alimentare”.

Tuttavia è nel 2016 che ha ricevuto il titolo più alto, quello di campione del mondo al “World Pizza Contest di Rimini”nella categoria “Miglior pizza vegana” con una pizza dedicata alla “Fantasia”, ornata da una stupefacente mozzarella a base di latte di riso. Questa, come le sue creazioni più speciali, non figurano tuttavia nei suoi menusspesso a causa delle leggi di mercato e nell’impossibilità ideale e tecnica di avere dei veri e propri stocks.

Oggi la sua azienda evolve a passi da gigante: anche se alcuni imprenditori hanno proposto ad Anthony di creare un franchising, lui resta sul suo punto di vista, una pizzeria familiare a ritmi umani. Nel tempo libero che è spesso poco ed in décalage, si avventura in Francia come in Italia alla scoperta di nuove tecniche per la preparazione della pizza. A Parigi conosce tanti ristoranti: ogni qualvolta “il monte à la capitale” cerca di scoprire quello che l’effervescente mercato della pizza italiana propone a Parigi; in Italia si addentra alla scoperta delle differenze regionali anche se (sembra chiaro) il suo amore più grande resta quello per la pizza romana e, più in particolare, per quella al taglio. Tutto questo suo “peregrinare” ha uno scopo ben preciso, quello di aggiudicarsi il primato nel 2020 al campionato interanzionale della Pizza che si svolge ogni anno a Parma: la sua voglia di avventure culinarie non ha limiti, come non ha limiti il potere che la pizza ha per lui, un marchio di famiglia e un fenomeno aggregante di generazione in generazione. Per la prima volta, dopo tanto tempo, mi son detto “finalmente non devo usare più le mie maschere di circostanza”… la pizza di Anthony è davvero eccezionale! Basta incontrarlo a Bouillargues: provare per credere!