Il fascino della fine del mondo

Foto di Carlo Gajani

 

 

Una notizia curiosa circolava quest’estate: il 20 novembre 2016 è accaduto un fatto straordinario: il pianeta Giove è entrato nella costellazione della Vergine: “un evento astronomico che durerà nove mesi e mezzo e culminerà in una sorprendente coincidenza con la visione del capitolo 12 dell’Apocalisse”1. Il versetto biblico citato recita: “Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto”.  Che succederà allo scoccare dei nove mesi e mezzo, cioè il 23 settembre 2017? Giove uscirà dal “grembo” della Vergine e per gli oracoli delle previsioni cosmiche, quella sarà la data della fine del mondo, sarà la data dell’apocalisse, cioè di una fine spettacolare e tremenda. Ancora una volta, la fine della terra è annunciata con documenti e calcoli alla mano.  Dobbiamo aggiungere a questi “fenomeni celesti” anche l’eclissi del 21 agosto 2017, che noi europei non abbiamo potuto vedere, ma che ha oscurato il cielo degli americani. La fine del mondo avverrebbe quindi 33 giorni dopo l’eclissi, un numero carico di simbologia e di presagi.  Lo scrive e lo assicura lo scrittore e politico americano, David Meade2.
Negli ultimi anni gli annunci della fine del mondo sono stati molteplici e tutti hanno fatto scorrere inchiostro sui media, discussioni sui social network, reazioni di curiosità, paura, fascino. Nonostante l’evidente infondatezza di tali ripetute previsioni, nonostante la notizia sia ogni volta smentita dalla realtà, essa riscuote ancora successo e credito. L’annuncio di catastrofi comportanti la distruzione totale o parziale della terra affascina talmente che essa è frequentemente oggetto di romanzi, film, invenzioni fantascientifiche. Quale punto profondo delle nostre emozioni tocca questo tema che dai testi biblici alle moderne produzioni, attraversa intramontabile i secoli, e cattura l’interesse di tanti? La paura è una sensazione che provoca scariche di adrenalina, spiacevoli da una parte, ma anche portatrici di un’eccitazione intensamente ricercata.  E’ lo stesso meccanismo che si verifica negli sport estremi: gettarsi da un ponte con un elastico legato ai piedi, o ritardare al massimo l’apertura del paracadute, sono modi di sfidare la morte, sfiorarla, provarne la possibilità, affacciandosi per un breve momento alla finestra dell’abisso finale. Gli sport estremi sono anche modalità di esorcizzare la paura, sono affermazioni del proprio potere. Ogni previsione di fine del mondo è un’anticipazione della morte, e come tale è anche un modo, paradossale, di esercitare un potere che placa l’ansia prodotta dall’idea della morte.  La profezia di fine, inoltre, ha il potere di esonerare da ogni responsabilità, da ogni senso di colpa, perché la catastrofe annunciata dipende da un evento esterno, superiore al singolo ed esula dall’impegno personale.  L’ansia è prodotta dall’incertezza rispetto al futuro, e una predizione di fine, per quanto terrificante, ha il potere di ridurre l’ansia dell’incertezza. Per alcune persone, pensare alla fine del mondo è paradossalmente un modo di smettere di preoccuparsi del futuro, visto che il futuro non ci sarà più.
Ci sono poi tutti coloro che sono affascinati dall’idea del day-after, del tempo successivo alla catastrofe.  Film e romanzi fantascientifici ci hanno mostrato paesaggi e mondi post-apocalittici in cui tutto è azzerato e la vita sociale dei superstiti ricomincia. Molte persone, sicure di essere tra i superstiti, accarezzano il sogno ingenuo di un ritorno rousseauiano alla natura, privo di differenze economiche e di privilegi.  Un mondo finalmente svuotato da problemi, mutui, scadenze, scuola, esami, lavoro….
Ci sono poi i fatalisti, le cassandre di ogni tempo, gli ipocondriaci, i catastrofisti di ogni genere, che si “deliziano” davanti ad ogni profezia apocalittica, trovandovi conferma e rinforzo della loro struttura psichica, e appagamento alla loro costante anticipazione di disgrazie.
Se il livello di ripercussione delle profezie di fine del mondo è diverso per ciascuno, è pur vero che l’azione della pulsione di morte non risparmia nessuno e lavora sotterranea nel nostro inconscio intrecciandosi con le altre pulsioni.   I film e i racconti apocalittici producono una sorta di catarsi di questa pulsione distruttiva, spesso taciuta a noi stessi, ma operante malgrado noi. Questo spiega il fascino che gli annunci apocalittici riescono ancora a provocare.  Un fascino misto all’orrore, un’attrazione fatale mista al terrore.
La pulsione di morte si situa in quel punto che la psicoanalisi grazie a Freud ha individuato nella tendenza umana ad andare al di là del principio del piacere, ossia a spingere il piacere oltre i limiti di sicurezza, rendendo la ricerca del piacere in eccesso, pericolosa e a volte mortale (ne sono un esempio le droghe, l’alcool, le sostanze tossiche). Le profezie di fine del mondo soddisfano per un certo tempo, e solo nella fantasia, questo bisogno di surplus di godimento tossico, esse sono come dei lasciapassare che sdoganano l’accesso del soggetto al godimento mortifero e interdetto.
Pochi si espongono al pericolo estremo nella realtà, per la maggior parte è preferibile restare nell’ambito delle fantasie, dell’immaginazione, della rappresentazione. La previsione di una catastrofe apocalittica e finale è sufficiente a produrre il brivido ricercato. Mentre scrivo l’eclissi del 21 agosto è già passata, lasciando immutato e indifferente l’universo, e mentre leggete queste righe, la data del 23 settembre 2017 sarà già trascorsa, anch’essa  indisturbata, lasciandoci nelle stesse immutate preoccupazioni e soddisfazioni di ogni giorno.
Anche questo nuovo Armageddon3, si rivelerà essere una bufala come le profezie che lo hanno preceduto. Tutti gli ipocondriaci, i complottisti, i fobici e gli ansiosi si tranquillizzino: se c’è una cosa che possiamo con certezza prevedere è che ci sarà presto un’altra profezia della fine del mondo che pretenderà di essere quella vera, quella definitiva che senz’ombra di dubbio, secondo i mortiferi profeti, spazzerà via l’universo.
[1] www.nibiru2012.it/segni-apocalisse-settembre-2017
[2]David Meade è l’autore di Planet X – The 2017 Arrival, il libro in cui è profetizzata la fine del mondo per il 26 settembre 2017
[3]Armageddon: un piccolo monte in Galilea, nella regione Nord d’Israele, termine biblico per indicare il luogo simbolico del combattimento finale tra il Bene e il Male.