Mal-di-Natale

Gioie e angosce sotto l’albero

Prima e durante le feste, cosiddette “comandate”, in particolare quelle di fine d’anno, gli operatori della salute mentale costatano nei loro pazienti una recrudescenza dei sintomi psichici. Ma non solo chi soffre di depressione e solitudine è a rischio, anche chi sembra psicologicamente saldo, può avvertire in quei giorni festivi, un’ansia diffusa, uno stress -nome moderno di troppi i mali psy! – più intenso e diffuso. Questo disagio viene spesso riferito alla fatica dei preparativi, alla corvéedell’acquisto regali, alle spese supplementari di cibarie, abbigliamento e doni, a tutto quello che sembra incombere e incalzare nella normalità della vita quotidiana. Eppure non sono solo questi i motivi del “mal di Natale”, qualcosa di più profondo agita e turba la mente, toccando tasti abitualmente gestiti con maggior padronanza.

La cosiddetta sindrome natalizia prescinde dalla religiosità e dalla fede, e investe in modo indifferenziato credenti, praticanti, atei e agnostici. Più che i valori e significati originari della festa, è l’atmosfera natalizia a indurre in alcune persone uno stato di ansia o di sofferenza che si lega evidentemente alla struttura psichica di ciascuno, alla situazione intima e familiare di quel momento. Le persone che hanno vissuto recenti lutti, separazioni, divorzi, abbandoni o licenziamenti, risentono evidentemente in modo più acuto la sofferenza delle recenti ferite, il dolore dell’assenza, della solitudine, l’isolamento, il senso di fallimento e di esclusione.

Il Natale nella cultura occidentale rinvia a immagini edulcorate di famiglie felici attorno a tavole imbandite, in saloni illuminati dall’albero carico di balocchi e di ghirlande sfavillanti. Naturalmente regnano i sorrisi e i buoni sentimenti, esultano gli affetti ritrovati, le generazioni si mescolano con armonia tra gli auguri e le gentilezze. Sono immagini moltiplicate dalla pubblicità che propone quadretti tanto idilliaci quanto improbabili, e che idealizzano le feste allargando il divario tra le aspettative e la realtà. E la realtà non è mai così luccicante. Quando le famiglie ci sono, le discussioni non mancano, esse iniziano anche prima delle feste, nel momento della programmazione di dove si deve andare a festeggiare. Tra i coniugi, la formula “un anno dai tuoi e un anno dai miei”, non basta a calmare le rivendicazioni e le insoddisfazioni. I figli adulti che tornano a casa dai genitori anziani, vivono momenti di regressione, ritrovano con sentimenti contrastanti le vecchie stanze, i mobili e gli oggetti della loro infanzia, si confrontano a modificate relazioni intergenerazionali. Tra fratelli adulti, riuniti nei pranzi familiari, le antiche gelosie e rivalità infantili si intrecciano con le nuove competizioni e con gli attuali confronti di riuscita, successo o fallimento. Le forzate riunioni familiari, riaccendono antichi rancori e conflitti celati dietro i sorrisi degli auguri, ma abbastanza forti per avvelenare i pranzi e i cenoni. Naturalmente c’è anche il piacere del ritrovarsi, ci sono i bei ricordi che si raccontano,  e c’è la magia della sorpresa e dell’euforia che i bambini sempre regalano agli adulti quando aprono i loro regali. Sentimenti contrastanti, correnti che si agitano e trasportano ciascuno su rive emozionali lontane o opposte. Qualcuno approda al “dopo feste”, incolume e arricchito di nuova energia, qualcuno vi arriva ammaccato e provato da una enorme fatica fisica e psichica, qualcuno sospira di sollievo e disfa l’albero rassicurato dal pensiero che alla fine: “anche quest’anno è passata!”.

Parenti serpenti, regia di Mario Monicelli, 1992

Nonostante gli incidenti e le tensioni, il Natale resta la festa familiare per eccellenza, occasione di condivisione e di incontro. Quando la famiglia manca, quando la solitudine e l’isolamento sono la marca quotidiana dell’esistenza, l’angoscia del periodo natalizio può innalzarsi a livelli inquietanti. Gli psicologi sanno quanto sia fragilizzante questo periodo per le persone che vivono nella precarietà sociale e affettiva, nell’incapacità di costruire legami sociali e familiari, e per coloro che, bombardati da immagini di consumismo e dai clichédelle famiglie felici, si sentono ancora più esclusi dal banchetto generalizzato, ancora più lontani da una presunta normalità che ordina di essere felici e amati. La precarietà materiale inoltre è confrontata, in forma più umiliante del solito, all’ostentazione dell’abbondanza commerciale che dalle vetrine rutilanti, celebra un consumismo sfrontato. Il senso di esclusione e d’ingiustizia provato dai meno fortunati, si accresce nei momenti in cui tutti gli altri festeggiano, mentre rinnovati sentimenti di colpa e di inadeguatezza, generano e nutrono gli stati di ansia, depressione e angoscia tipici delle sindromi delle festività natalizie.

Ma c’è davvero qualcosa che non va nel Natale? Forse la causa del malessere non è da cercare nella ricorrenza, ma dentro di noi, nelle nostre fragilità, nei nostri piccoli o grandi traumi. Come i compleanni e gli anniversari, tutte le date che scandiscono i cicli della vita e del tempo che avanza, generano turbamenti che vanno dalla leggera tensione, allo scompenso psichico. Le ricorrenze, e in particolare la fine dell’anno, sono tempi di bilanci e di un confronto con se stessi, con i propri limiti, con le aspettative mancate, con i desideri non realizzati.

Tuttavia se si sta male a Natale, vuol dire che c’era già una tristezza sotterranea, una sensazione d’inadeguatezza, una malinconia diffusa che durante le feste “imposte” cresce fino a sfociare nell’ansia o nell’angoscia.

Eppure è proprio in quei giorni di festa in cui si ha voglia di scappare, che si può cogliere l’occasione per un momento di consapevolezza e di verità con se stessi. Se per la religione il Natale è la festa della nascita e della redenzione, per altri potrebbe essere la festa di una nuova presa di coscienza e di un maggior ascolto di sé. Riconoscere le proprie ferite, le proprie contraddizioni, quelle che negli altri periodi dell’anno si rimuovono o si nascondono anche a se stessi, è per ciascuno un’opportunità di rinascita e di rilancio della vita. Nel tempo di feste in cui si esprimono i desideri e si aspettano i doni, c’è uno spazio speciale per dare una nuova chance ai propri sogni infranti, ai propri desideri insoddisfatti. Se quest’occasione viene colta con coraggio, allora il Natale non farà più paura, si potrà anche giocare il teatro più o meno autentico delle tradizioni, ci si potrà anche commuovere o intenerire,  si potrà fare dono a sé di un’attenzione particolare, senza tradire la propria direzione, la propria voglia inesaurita di stelle e di comete.