MORIRE DI MAFIA

La memoria non si cancella

Di Ludovica Marcelli

Le storie delle vittime di Mafia fanno stare male, ma fanno germogliare la passione e inducono alla serietà e al sacrificio. Parlarne è una struggente necessità, per il bene nostro e di chi verrà…”. Queste le parole di Sebastiano Ardita, magistrato, per descrivere il volume Morire di Mafia, La memoria non si cancella, – il primo di un progetto più ampio – scritto dall’Associazione Cosa Vostra ed edito da Sperling & Kupfer.

Si tratta di un progetto che parla di memoria e di vita, più che di morte, condotto da giovani ragazzi e ragazze provenienti da tutt’Italia. “Un lavoro collettivo di memoria, documentato, privo di retorica e pieno d’amore. Per imparare a non dimenticare mai” lo definisce Piero Melati, giornalista e scrittore. Il volume riporta alla luce testimonianze e storie di più di 200 vittime della criminalità organizzata dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. Come recita il sottotitolo, l’obiettivo principale di Morire di Mafia è il fare memoria, ponendo attenzione anche e soprattutto su percorsi di vita meno noti, tragicamente spezzati dalla violenza mafiosa. 

Per questo motivo il libro comprende non solo vicende di magistrati, imprenditori, politici, giornalisti, membri delle forze dell’ordine – molte delle quali sono entrate ormai nella coscienza comune –; ma anche di donne, uomini, bambini. Scrive Attilio Bolzoni nella sua prefazione: “più ci si allontana dalle stragi del 1992 e più la retorica trasforma in «santini» figure come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uomini che hanno fatto la storia d’Italia ridotti ora a icone della propaganda di un’antimafia sgonfia di sapere che volge sempre lo sguardo al passato e quasi mai al presente. Un’antimafia che è in posa perenne, che non sempre comprende la distanza che c’è fra «memoria» e «celebrazione». Ecco il perché di questo libro”.

«Il nostro volume non ha certo la pretesa di essere esaustivo, ma vuole anzi essere l’inizio di un lavoro molto più ampio di ricerca, raccolta, racconto. Ci siamo posti l’obiettivo di raccontare, raccontare e ancora raccontare. E continueremo a farlo», così Alessia Pacini, 27 anni, insieme a Francesco Trotta, 34 anni, curatrice del volume. Morire di Mafia, dunque, vuole essere un primo e parziale tentativo di fare Storia attraverso un mosaico di “microstorie”, senza retorica ma con lo scopo di narrare e riportare il dolore di persone reali. Il volume è suddiviso in dodici sezioni principali, ognuna delle quali affronta le varie storie secondo il proprio “ruolo sociale”, inquadrandole dunque non solo per nomi e date delle uccisioni, ma anche secondo il terribile contesto in cui si inseriscono e dando una descrizione in senso lato dell’evoluzione del fenomeno mafioso nel corso del tempo. 

Morire di Mafia è allora un piccolo grande racconto corale, nel quale confluiscono testimonianze dei familiari delle vittime e ricerche sulle morti di cittadini brutalmente assassinati dal crimine organizzato, rivolgendosi a generazioni e prospettive differenti. Perché la memoria non si cancella ma va curata, per comprendere quanto accaduto. Lo dobbiamo a coloro che ci furono. Lo dovremo a quelli che verranno.

Cosa Vostra è un’associazione, nata nei primi mesi del 2015, a cui collaborano studenti, laureandi e laureati provenienti da tutt’Italia. Il presidente onorario è Franco La Torre, figlio dell’onorevole Pio La Torre. Da quasi due anni l’associazione cura insieme ad Attilio Bolzoni il blog Mafie su la Repubblica. Nel 2018 ha partecipato alla stesura del libro Giornalisti in terre di mafia (Melampo Editore) e nel 2019 ha pubblicato il libro Mafia come M. La criminalità organizzata nel Nordest spiegata ai ragazzi (Linea Edizioni).