Ripartire dalla cucina

Il laboratorio delle Cuoche Combattenti di Palermo

Intervista a cura di Graziana Marziliano

Dietro le porte della cucina solo pochi (o meglio, poche) sanno cosa avviene. Ci sono delle categorie di persone che vengono destinate a questo spazio, senza che vi sia alla base una scelta, e mentre gli altri fuori vedono distrattamente solo il prodotto finito, questo spazio in realtà si fa spesso rifugio – dagli altri abitanti della casa – o gabbia. Abbiamo parlato con una realtà locale palermitana che sta cercando di cambiare tradizioni e strutture che sono incagliate nel nostro quotidiano e fare dello spazio della cucina, non solo un posto sicuro ma anche un luogo da cui ripartire per rendersi libere e indipendenti. Il laboratorio delle Cuoche combattenti è un progetto di imprenditoria sociale portato avanti da donne che hanno subito violenza: attraverso il recupero, la produzione, la commercializzazione di ricette popolari tradizionali, le Cuoche combattenti desiderano e si creano la strada per l’autodeterminazione e l’indipendenza economica, fisica, psicologica. Parliamo di prodotti della tradizione come pesti di melanzane, confetture di cipolle rosse, dolcetti di pasta di mandorle e pistacchio e molti altri, inseriti all’interno di un contesto attento alle materie prime, prodotti a chilometro zero e di stagione in modo da valorizzare ciò che offre il territorio, e in un’etica lavorativa politicamente connotata:  accanto al processo di liberazione personale affianca un forte desiderio di comunicazione rivolto alle donne in altre geografie e situazioni (spesso non simili ma rapportabili) e a chi vorrà ascoltare. E questo potrebbe essere solo l’inizio.

Come è nato il progetto? Come si è formato e sviluppato, dunque ora come si struttura a livello di composizione del personale, produzione, filosofia della produzione?

Il progetto nasce dall’esigenza personale di “parlare alle altre donne”, di condividere le consapevolezze acquisite sulla violenza domestica, psicologica ed economica, insieme alla necessità di indipendenza per supportare il percorso di emancipazione e liberazione. Le opportunità offerte dal Centro Antiviolenza Le Onde Onlus di Palermo, un tirocinio formativo e successivamente un percorso di accompagnamento all’auto-impresa, hanno segnato la nascita del progetto Cuoche Combattenti come spazio messo a disposizione alle donne che necessitano di un reinserimento lavorativo e di un reddito. Oggi sono attivi due tirocini, una dipendente assunta al termine del suo tirocinio, e la collaborazione occasionale di altre due donne. Insieme trasformiamo materia prima proveniente da coltivazioni locali e sostenibili, produciamo artigianalmente conserve, biscotti e dolcetti destinati alla vendita a privati, botteghe e punti vendita in Italia e all’estero (anche se esportiamo ancora poco…).

Il progetto nasce al fine di rendere finanziariamente indipendenti e autodeterminate le donne precedentemente vittime di violenza. Come funziona il vostro rapporto con il centro antiviolenza Le Onde?

Il Laboratorio Cuoche Combattenti ospita tirocini attivati dal Centro Antiviolenza e da altre associazioni che seguono donne migranti vittime di violenza. Organizziamo inoltre eventi informativi e incontri formativi sul territorio locale e in collaborazione con altre associazioni.

Qual è la vostra etica e cosa significa lavorare in questo progetto? È utile anche a stabilire un legame ed a fornire un supporto emotivo alle lavoratrici, nonché a creare un mezzo di liberazione personale?

Le donne coinvolte nel progetto hanno in comune tante cose: un passato doloroso e una buona conoscenza della paura, ma conoscono anche la forza che serve per uscire dalla violenza, il valore del fare rete con altre donne, sanno che ogni percorso ha tempi e modalità diverse e sono pronte al cambiamento. Inevitabilmente in laboratorio trovano uno spazio accogliente e comprensivo, la produzione sviluppa le capacità personali e la cooperazione,  insieme alla consapevolezza che ci si libera tutte insieme, nessuna esclusa!

Come vi siete inserite all’interno della città di Palermo? Interagite con essa? E in che modo vi risponde?

Palermo e le tante realtà impegnate nel sociale, gruppi informali e singole/i cittadine/i hanno fatto moltissimo per Cuoche Combattenti soprattutto nella fase di lancio del progetto, prima che fosse realizzato il laboratorio, ma anche dopo, sostenendo e rilanciando il progetto, acquistando e ospitando le nostre presentazioni-degustazioni. A Palermo esistono molte realtà attive nel sociale, di contro a povertà, emarginazione e discriminazioni. Palermo è una città viva!

Le etichette antiviolenza: che scopo hanno? 

Le etichette antiviolenza sono etichette parlanti, rompono il silenzio sulla violenza all’interno delle coppie, riportano semplici “princìpi” di relazioni d’amore “sano”, di libertà e ricordano alle donne di dare valore a sé stesse, ai propri bisogni e ai propri sogni. L’idea è che leggendole possa nascere una riflessione sulla propria condizione/relazione, che possa aiutare chi subisce abusi psicologici senza percepirli, che portino coraggio e speranza alle donne che non trovano la via d’uscita.

Come vedete il futuro? Quali sono i vostri desideri e i vostri obiettivi per il progetto?

Il percorso del progetto ci ha fino ad ora insegnato a tenere i piedi ben saldi per terra, ma anche a sognare senza limiti. Sogniamo quindi laboratori in ogni città d’Italia, speriamo che possa essere solo un punto di partenza, un’idea da replicare per l’autodeterminazione delle donne, e probabilmente riusciremo a replicarla. Ma al momento siamo fortemente concentrate sulla sostenibilità economica del nostro laboratorio che ha soli due anni di attività e stiamo lavorando alla realizzazione di una più ampia rete di rivenditori in Italia per crescere come azienda e quindi anche come gruppo di lavoro. 

Tutti i giorni le porte della cucina sono chiuse ed è arrivata l’ora di chiedersi che vi succede dentro. Tutti i giorni è difficile accorgersi quanto le nostre relazioni siano intaccate da una serie di stereotipi, convenzioni, compromessi e costrizioni sul matrimonio e sulla famiglia, sulla stabilità economica e non solo; quanto il tutto sia annacquato nella retorica dell’amore – ma quale tipo di amore? – che non fa vedere chiaramente le cose e oscura tutte le possibili vie d’uscita. 

“Il cibo è un elemento trasversalmente indispensabile che può arrivare a tutte e tutti”, così scrivono le Cuoche sul loro sito. Gli alimenti hanno sempre una storia e una connotazione: se uno di questi barattoli dovesse scivolare in alcune cucine silenziose dove si nasconde un malessere trattenuto da troppo tempo, sarebbe sorprendente lanciare un’occhiata distratta all’etichetta e trovarsi di fronte a una frase tanto semplice quanto disarmante – perché forse col tempo un po’ dimenticata – come “meriti un amore felice”.